appello

Appello a tutti...

Quest'anno il Lampedusa in Festival è arrivato alla sua terza edizione. Con molto entusiasmo stiamo portando avanti questa iniziativa che riteniamo sia importante per Lampedusa, i lampedusani e tutti coloro che amano l'isola. Purtroppo, anche quest'anno, dobbiamo fare i conti con le nostre tante idee e i nostri pochi fondi per realizzarle.

Chiediamo a tutti coloro che credono nel Lampedusa in Festival e nel lavoro che Askavusa sta facendo -rispetto all'immigrazione e al territorio di Lampedusa- di dare un contributo, anche minimo, per permettere al Festival di svolgere quella funzione di confronto e arricchimento culturale che ha avuto nelle passate edizioni.

Per donazioni:
Ass. Culturale Askavusa
Banca Sant'Angelo
IBAN: IT 06N0577282960000000006970

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www.lampedusainfestival.com

contattaci

askavusa@gmail.com






sabato 30 aprile 2011

Uno spaccato d'Africa su una banchina



Quando ieri sera, abbiamo cominciato a scaldare l'acqua per il te' da portare ai migranti che erano appena arrivati al Porto Vecchio, non potevamo prevedere come si sarebbero sviluppati gli eventi. E' stato solo quando alle 4 del mattino ce ne siamo andati a letto, che abbiamo fatto i conti, tirato una bella riga e considerato quanto, quella che viene etichettata come società' civile, aveva fatto da sola.
Poco dopo le 9pm, con i nostri pentoloni pieni di te, scendiamo al porto, dove gli sbarchi erano gia cominciati. I ragazzi del Forum Antirazzista cominciano a distribuirlo, mentre noi rientriamo a Askavusa col proposito di scaldare altra acqua. Non trascorrono nemmeno 10minuti, quando veniamo raggiunti da una seconda e poi subito da una terza e da una quarta telefonata. Le comunicazioni si susseguono convulse e sempre più lunghe: liste di cose, richieste. Gli amici al porto chiedono più te', più cibo e poi ancora, assorbenti -perché' ci sono tante donne- e vestiti, vestiti asciutti, ma anche braccia pronte a distribuire tutto quell'elenco di cose fatte.
Corriamo fuori e dentro Askavusa frettolosamente, caricando grossi scatoloni pieni di cibo, vestiti e coperte nel furgone. Guidiamo verso il ristorante di Vincenzo, per prendere altro te' e scendere fino alla stazione marittima. Non ci sono blocchi di polizia, ne tanti operatori. Parcheggiamo e entriamo nella stazione marittima: donne con bambini siedono ovunque. Attraversiamo il parcheggio antistante la stazione, nascosti alla visuale da un camion rimorchio, c'e' un folto gruppo di uomini avvolti nelle coperte fornite da Medici senza Frontiere.
Scarichiamo il furgone. Cominciamo a distribuire bicchieri di te' zuccherato e caldo. Facciamo il giro delle donne e poi degli uomini. Pantaloni, maglioni e assorbenti vengono spartiti in poco tempo, mentre e' lo il cibo non viene quasi toccato. Una donna incinta viene trasportata all'ospedale. Ci sono una decina di bambini piccoli -la maggioranza sotto ai diciotto mesi- che vengono accuditi e coccolati da tutti, mentre le madri si cambiano, indossando vestiti asciutti e cercano di ricomporsi. I pochi membri delle organizzazioni internazionali ci lasciano distribuire i viveri e prestare aiuto senza battere ciglio. Questo ci lascia abbastanza sorpresi: erano giorni che si attendevano questi “corposi” sbarchi, ma -come era già accaduto nei mesi passati- la storia si e' ripetuta e ancora una volta sembra che tutti siano stati colti di sorpresa.

All'esterno, la polizia fa posizionare gli uomini accanto alla stazione marittima, nell'attesa dell'autobus per il centro. Indisturbati e con l'aiuto di amici e membri del Forum, distribuiamo te' e biscotti ai ragazzi infreddoliti. La polizia, in disparte, segue i nostri movimenti senza intromettersi, anzi ci chiedono di tradurre per loro ciò che gli devono comunicare. Anche all'esterno, gli operatori delle organizzazioni internazionali sono pochi e sembra sempre più chiaro, che ciò che stiamo facendo, e' importante e essenziale.
Gli autobus arrivano e comincia la spola fra porto e centro, e porto e base Loren. Gli ultimi restano alla stazione marittima a dormire. Finalmente, e solo molto dopo, appare anche Lampedusa Accoglienza con un carico di scarpe e coperte, ma ormai all'interno della stazione marittima tutti dormono.

Unico momento di discussione con la polizia si e' avuto quando una cittadina lampedusana, lamentandosi per le condizioni in cui venivano lasciati i migranti, e' stata attaccata da un poliziotto. A quel punto un membro di Askavusa interviene in sua difesa, denunciando la gestione carente dell’accoglienza. Interviene anche un funzionario -sindacalista di polizia- che cerca di moderare e abbassare i toni. Ne nasce, in realtà, un acceso dibattito che coinvolge tutti: ci si interroga sulle ragioni di tale disorganizzazione, quando
era da tempo noto che dalla Libya sarebbero arrivate queste imbarcazioni. Riprendiamo la discussione con la telecamera, fino a quando un altro poliziotto non intima in modo brusco di smettere di riprendere. Il poliziotto sindacalista sostiene che tutte le carenze da noi evidenziate non costituiscono problema di ordine pubblico e non sono di competenza della polizia, per cui invita a presentare un esposto sui fatti e a considerarlo come nostro interlocutore.

I migranti provengono da Ghana, Nigeria, Benin e Senegal, ma ci sono anche Magrebini di origine Libica, Algerina e Marocchina, tutti comunque vivevano in Libia e da li si sono imbarcati. Nella notte c'e' stato un'altro sbarco, avvenuto nella zona di Cala Galera, mentre un terzo e' atteso per questa sera: dovremmo essere a quota 1450 nel centro e 450 nella base Loren, che probabilmente crescerà nelle prossime ore.

sabato 23 aprile 2011

From Scandar with love....

Oggi (22/04), con un gruppo del forum antirazzista di Palermo, siamo
andati a portare al centro di Salina Grande in provincia di Trapani, un po' di vestiti, delle sigarette e delle caramelle, sperando di poter avvicinare i richiedenti asilo e magari di poter scoprire la presenza di qualche minore.
La struttura "ospita" circa 200 migranti tunisini sbarcati prima del 5 aprile, che in seguito agli accordi con il governo provvisorio tunisino potranno beneficiare del permesso di soggiorno di sei mesi, ed un numero non definito di immigrati (si stima possano essere un centinaio) sbarcati dopo quella data, destinati quasi certamente al rimpatrio, stipati nella palestra della struttura.
I primi possono circolare liberamente anche all'esterno del complesso in quanto in attesa del loro documento (alcuni attendono da diverse settimane...), gli altri sono inavvicinabili e "protetti" da decine di mezzi di forze dell'ordine che impediscono l'uscita ai detenuti e l'accesso ad ogni visitatore.
I racconti dei liberi, che si sono avvicinati liberamente e con entusiasmo, ci hanno lasciati amareggiati e perplessi.
Ci hanno raccontato che i pasti non sono sempre puntuali e che gli stessi hanno un'effetto soporifero che porta ai consumatori a lunghe dormite e a forti e costanti emicranie. Il sospetto di "correzioni" al cibo era già stato sollevato già dai compagni di Askavusa sull'isola di Lampedusa...
Le condizioni dei poveretti stipati all'interno della palestra ci sono state raccontate dai tunisini all'esterno.
Ci hanno detto di numerosi episodi di atti autolesionisti e di frequenti tentativi di suicidio.
I ferimenti, a volte gravi, sono attuati nel disperato tentativo di evitare o almeno di ritardare il rimpatrio, i tentativi di suicidio non devono essere spiegati...
Non si riesce a conoscere la destinazione dei reclusi ma un episodio sussurrato ci ha riempito di rabbia. I ragazzi all'esterno ci hanno raccontato di un 17enne che viene tenuto isolato dagli altri, sembrerebbe in attesa del suo prossimo compleanno, per poterlo trattare come un qualunque maggiorenne! Spero che ci sia un'altra spiegazione ma nessuno delle forze dell'ordine si sbottona. Anzi, la polizia e' sempre presente e anche un po' intimidatoria.
Oggi, dopo che un carabiniere ha fatto a noi visitatori una radiografia completa dell'auto su cui siamo giunti ed una descrizione dei suoi passeggeri...sono stato avvicinato da un poliziotto che salutandomi calorosamente, mi ha riconosciuto, in quanto era presente ed attivo durante le varie perquisizioni e degli episodi sgradevoli già raccontati nelle mail scorse, chiedendomi se avessi intenzione di visitare tutti i centri in Sicilia e paventando un nostro prossimo incontro davanti ad un giudice...dopo che siamo stati raggiunti dagli altri componenti la spedizione e da molti tunisini, i suoi toni si sono fatti di colpo amichevoli e questa volta non mi ha chiesto i documenti dichiarando di conoscere bene la mia identità. Non voglio pensare ad una persecuzione ma di certo avrei preferito non fare questo incontro!!!
L'ultima nota riguarda una piccola denuncia: sembra che i migranti che possono uscire trovino facilmente da lavorare (ovviamente a giornata ed in nero...) nei campi o nell'edilizia...cominciamo bene con l'inserimento all'interno della nostra società.
Ho fatto un minestrone ma le cose che vorrei raccontare erano troppe per essere scritte con ordine e chiarezza...da un telefonino!
Un bacio

Scandar

venerdì 22 aprile 2011

Ultimissime da Salina Grande

Ultime dal "sempre piu' nostro" inviato in Salina Grande:

La polizia ha impedito al gruppo di attivisti del Forum l'accesso al C.A.R.A. di Salina Grande, ma cio' non ha costituito un grosso problema: i migranti esco e entrano dal centro, per cui e' possibile parlare con loro. Gli unici che non hanno la possibilita' di uscire sono quelli rinchiusi nella palestra situata nel centro. Sono un centinaio e sono in attesa di identificazione. Questo gruppo e' quello che, con molte probabilita', verra' rimpatriato nei prossimi giorni. Da segnalare che ci sono stati atti di autolesionismo tra di loro.
Non sono mancate intimidazioni da parte degli agenti presenti al di fuori della struttura. Un poliziotto -parte del primo gruppo di agenti che "visito' " Askavusauna ormai una settimna fa- si e' rivolto a Scandar in maniera molto inquisitoria, facendogli capire che lo aveva identificato come membro di Askavusa e che la sua presenza al centro di Salina non era ben gradita.
Comunque la situazione e' costantemente monitorata dai membri del Forum Anti-razzista e Scandar che continueranno a informarci sugli sviluppi della situazione.

Da Lampedusa a Palermo...e oltre

La gente si spaventa e reagisce. Il piano del premier per affrontare l'emergenza Lampedusa ha prodotto i suoi risultati: non più un grosso problema concentrato in un solo punto ma tanti grossi problemi parcellizzati in altri punti meno visibili.
Da qualche giorno i 60 rimpatri giornalieri verso la Tunisia avvengono da Palermo anziché da Lampedusa ma le negazioni dei più semplici diritti umani proseguono.
Ieri sera (21/4) ha preso vita un presidio di fronte alla prefettura di Palermo per denunciare l'impossibilita dei migranti prigionieri del C.A.R.A. di Salina Grande(TP) di avere contatti con l'esterno e di fatto di poter richiedere asilo politico. La protesta era volta anche a conoscere la sorte di alcuni tunisini, che una volta capita l'imminenza del loro rimpatrio, si sono feriti e dopo sono spariti nel nulla...
Sono ormai due giorni che Scandar, il nostro inviato speciale, si trova a Palermo, per accodarsi al tour, organizzato dal Forum Anti-razzista, che lo portera' nei posti "caldi" dell'isola. Un po' mediatore culturale, e un po' testimone fisico per Askavusa, il nostro genovese da sbarco ci invia le notizie piu' salienti del suo viaggio. Dopo Palermo, la prima tappa e' Salina Grande da cui inviera' nelle prossime ore le sue impressioni. Dal nostro inviato, queste le sue parole...


Il gruppo dei manifestanti di Palermo e' molto attivo ed appassionato ed ha previsto nuove iniziative di protesta. Oggi andremo nuovamente a Salina Grande per cercare un contatto con i detenuti tra cui ci sono molti minori. Un attivista delle Forum Antirazziste ci ha raccontato che ieri ha chiamato, una bimba attraverso le recinzioni esterne, per parlare con lei. La stessa si e' allontanata dicendo che se l'avessero vista parlare con qualcuno all'esterno, l'avrebbero chiusa nuovamente nella "stanza" dove vengono segregati i minori che non si comportano bene...
Nei prossimi giorni sono previste nuove iniziative tra cui un presidio di fronte al Consolato Tunisino di Palermo -organizzato da Forum e a cui presenzieranno CGIL e Fulvio Vassallo- per richiedere informazioni sulla sorte dei rimpatriati e per protestare contro il nuovo governo Mebazaa che sembra non aver cambiato nulla rispetto al deposto Ben Ali, anzi si sta dimostrando più complice ed accondiscendente nei confronti delle politiche fasciste dei regimi europei.

Da Scandar :Bacini amari

Lampedusa, rimpatri serali sotto stretto controllo

lunedì 18 aprile 2011

Comunicato stampa sulle ultime giornate vissute a Lampedusa da Askavusa e associazioni amiche.





Pochi giorni fa e' accaduto qualcosa di inaspettato e inquietante che nessuno di noi avrebbe mai pensato di vivere, qualcosa di anomalo che ci riporta alla memoria uno stato di polizia raccontato nei libri di storia. Sono ormai alcuni giorni che nella piccola isola di Lampedusa, la polizia si permette di fermare e perquisire attivisti e privati cittadini che indipendentemente si interessano della difesa dei diritti umani e dei migranti. Con il pretesto di “normali controlli di polizia”, gli uomini delle forze dell'ordine irrompono nella vita quotidiana di persone, la cui unica colpa e' quella di essere attivi membri della società e di volere creare un ponte tra culture attraverso il loro volontariato.
Venerdì 15 Aprile verso le 1.30 pm c'e' stato il primo episodio di quello che e' diventato per noi, una persecuzione. Nel primo pomeriggio del 15, alcune vetture di carabinieri e polizia si sono stranamente fermate di fronte alla piccola associazione culturale Askavusa. Alcuni membri hanno notato – casualmente uscendo dalla associazione- la presenza degli uomini in divisa che camminavano attorno al furgone del Forum Anti-razzista con cui il piccolo gruppo lampedusano collabora. Dopo uno scambio di informazioni riguardanti l'uso e la presenza del mezzo all'esterno di Askavusa, la polizia ha chiesto -senza ben motivare- i documenti d'identità' dei pochi membri con stavano parlando. Dopo pochi minuti, il discorso si e' spostato dal furgone, al numero e all'identità' dei ragazzi presenti in quel momento nell'edificio, nonché' alla natura di Askavusa. In meno di un ora, la polizia aveva già' raccolto i dati di tutti i presenti e si accingeva a perquisire l'appartamento a piano terra di Via Verga 1, dove attualmente risiediamo. E' da sottolineare che le operazioni di identificazione venivano svolte dagli agenti in maniera plateale e senza spiegare chiaramente quale fosse la motivazione di base dietro a tale operazione.

Poche ore più tardi in zona Albero Sole, Alexandre Georges di , un movimento cittadino, veniva svegliato da quattro carabinieri, mentre dormiva all'interno del suo furgone sostato nell'area sopra citata. Lo scopo di tale visita veniva nuovamente motivato con l'ormai classico “controllo di routine”. Alex ha capito in pochi minuti che non si trattava esattamente di un normale controllo, ma di una vera e propria perquisizione al suo furgone e agli oggetti in esso contenuti.
La polizia ha cominciato smontando le plafoniere al neon attaccate al soffitto, spostando le casse che si trovavano sul suolo del furgone, concludendo con il danneggiamento dell'arredamento del mezzo. Mentre le operazioni di perquisizione si stavano svolgendo, il numero degli agenti aumentava esponenzialmente all'esterno del furgone, raggiungendo una ventina unita' circa di diversi corpi delle forze dell'ordine. Con arroganza, gli agenti hanno continuato l' interrogatorio, riproponendo al ragazzo le stesse domande per le due ore successive. Durante l'interrogatorio la polizia ha chiesto esplicitamente al ragazzo se lui fosse membro di Askavusa. Alexandre ha fatto notare che, nonostante sia amico di molti membri della piccola associazione lampedusana, non ne fa parte. Il carabiniere sdegnato lo apostrofa dicendogli che “sono tutti anarchici”. Alexandre sottolinea che in questi mesi la loro relazione si e' sempre e solo limitata a una pura collaborazione nella difesa dei diritti dei migranti, facendo quello che il governo italiano non aveva fatto. Completata la perquisizione gli agenti si allontanano con una busta di oggetti personali di Alexandre contenente lap top,documenti bancari, documenti d'identità', l'agenda telefonica e altri documenti personali.
Non contenti, gli agenti hanno condotto Alex alla caserma dei carabinieri dove lo hanno fatto accomodare in una sala. Dopo una lunga ed estenuante attesa Alex viene convocato dalla polizia che lo invita a dargli l'accesso al computer per completare l'indagine, la quale sembrava volta a creare prove di una colpevolezza che non esisteva. Dal verbale redatto dai carabinieri, si viene a conoscenza che: la ragione del fermo era dovuta a una ricerca di armi, munizioni, esplosivi e strumenti effrazione. In oltre viene riportato che Alex era stato informato del suo diritto di avvalersi dell'aiuto di un avvocato e che lo stesso Alex lo aveva rifiutato. Alexandre fa comunque notare al carabiniere che nessuno lo aveva informato di ciò e che se così' fosse stato, non avrebbe mai rifiutato tale aiuto.

La situazione si e' aggravata ulteriormente ieri con un nuovo episodio di interesse da parte delle forze dell'ordine nei confronti di membri di Askavusa e del Forum Anti-razzista.
Ieri sera verso le 8pm tre membri delle associazioni sopra citate che si trovavano al porto, notano un gruppo di tunisini alloggiati nella zona della stazione marittima. Volendo parlare con loro, i ragazzi chiedono il permesso agli agenti di poter comunicare con i migranti. Gli agenti acconsentono e comincia una conversazione tra i due gruppi. La conversazione, condotta in Arabo, suona strana agli agenti che chiedono di utilizzare il francese. L'arabo riaffiora come mezzo di comunicazione poiché il francese risulta estraneo ai migranti. La conversazione viene tradotta anche in italiano per una maggiore trasparenza nei confronti dei poliziotti, ma non convinti del fine del piccolo gruppo, decidono prendere le loro generalità e di allontanarli. Gli agenti sottolineano il fatto che, nonostante tutto hanno dato la possibilità ai ragazzi parlare con i tunisini, rispettando quello che e' un loro diritto. Il rappresentante di Askavusa, quello di Arci e la rappresentante del Forum Anti-razzista si allontanano dal porto col furgone già ispezionato dalla polizia pochi giorni prima.
Dopo un ora circa, i ragazzi entrano in una pizzeria per mangiare, ma non fanno nemmeno in tempo a sedersi che una decina di agenti irrompono nel locale e gli intima di seguirli perché vogliono ispezionare nuovamente il furgone e -per la prima volta- la casa dove risiedono. Nel frattempo gli agenti cominciano un operazione di intimidazione dei giornalisti stranieri presenti e di un membro di Askavusa che si trova con loro: gli agenti hanno imposto di spegnere la telecamera, ispezionato esternamente il veicolo e sono stati accusati di essere complici dei tre ragazzi in questione. Ma alla domanda sul perché' di tale atteggiamento gli agenti sono stati vaghi: “ e' successa un fatto gravissimo al porto, c'e' un inchiesta in corso ed e' segreta”. Ignari di cosa fossero accusati visto la poca chiarezza delle risposte degli agenti, “non te lo possiamo dire”, i ragazzi sono stati accompagnati al furgone per perquisirlo.. Sono stati sconsigliati al ricorrere al aiuto di un legale e solo dopo una pressante insistenza hanno potuto chiamare un avvocato. Nel frattempo sono stati raggiunti da altri agenti che hanno bloccato la strada, in tutto erano presenti almeno tre o quattro camionette e un numero indefinito di agenti. Hanno ritirato i documenti ai ragazzi in questione e non glieli hanno consegnato fino a tarda notte. Il ragazzo dell' Arci fermato, di origine tusinisa, e' stato pesantemente vezzeggiato dagli agenti, in particolare il dott. Guarino si e' dispiaciuto del fatto che non si potesse ritirare la cittadinanza e che lui qui in Italia era un ospite: ha insistito perché controllassero attentamente i suoi documenti. Hanno insistito perché non comunicassero al telefono piu' con nessuno, minacciando di ritirare i cellulari. Dopo una perquisizione attenta del furgone, ovviamente di esito negativo, si e' passati all'ispezione dell'appartamento. Anche l'ispezione dell'appartamento e' risultata negativa, anche se e' da notare che hanno impedito di assistere alla suddetta. I ragazzi sono stati successivamente spostati alla caserma dei carabinieri dove l'interrogatorio e' si concluso dopo quattro ore circa. Durante un estenuante attesa del verbale, il dott. Guarino ha reiterato le sue accuse, minacciando i ragazzi di arresto nell'eventualità che se avessero ancora comunicato con i migranti o se solo si fossero avvicinati ai centri di permanenza. La minaccia, fatta in presenza dell'avvocato, Paola La Rosa, si e' dimostrata di una gravita' inaudita, che non dovrebbe mai essere fatta da un pubblico ufficiale. Il verbale, in cui sono stati riportati gravi errori e volontari travisamenti, che hanno portato uno dei membri del gruppo a sottolineare la mancanza di qualsiasi istigazione alla fuga nella conversazione con i tunisini al porto, e' stato rilasciato alle ore 1.24 am. La cosa che e' apparsa strana e' come 9 migranti, facenti parte di un gruppetto che ne contava 15, abbiano potuto fuggire alle forze dell'ordine, le quali sono numerosissime nell'isola e in particolare nell'area portuale.

Quello che e' avvenuto nello spazio temporale di questi ultimi quattro giorni lo consideriamo inaccettabile e illegittimo. Il regime di repressione a cui siamo stati sottoposti e' inspiegabile ai nostri occhi. Appare evidente, la volontà di impedire l'opera di monitoraggio fatta dai cittadini sull'isola, limitandone la libertà di circolazione e svolgimento delle attività. Abbiamo assistito a quello che si potrebbe definire un abuso di potere da parte delle forze dell'ordine, per il semplice fatto che associazioni, come quelle sopra citate, cercano di creare spazi di scambio e democrazia dove rifugiarsi.