appello

Appello a tutti...

Quest'anno il Lampedusa in Festival è arrivato alla sua terza edizione. Con molto entusiasmo stiamo portando avanti questa iniziativa che riteniamo sia importante per Lampedusa, i lampedusani e tutti coloro che amano l'isola. Purtroppo, anche quest'anno, dobbiamo fare i conti con le nostre tante idee e i nostri pochi fondi per realizzarle.

Chiediamo a tutti coloro che credono nel Lampedusa in Festival e nel lavoro che Askavusa sta facendo -rispetto all'immigrazione e al territorio di Lampedusa- di dare un contributo, anche minimo, per permettere al Festival di svolgere quella funzione di confronto e arricchimento culturale che ha avuto nelle passate edizioni.

Per donazioni:
Ass. Culturale Askavusa
Banca Sant'Angelo
IBAN: IT 06N0577282960000000006970

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martedì 23 luglio 2013



Sulla protesta dei migranti eritrei a Lampedusa
Lampedusa, 21 luglio 2013

Per alcuni giorni a Lampedusa centinaia di migranti hanno manifestato per le strade dell’isola. Le proteste pacifiche avevano come obiettivo il rifiuto di chiedere asilo politico in Italia per non essere costretti a rimanere in questo Paese. Il loro slogan “No finger prints” si riferiva alla procedura di identificazione delle persone che entrano nell’area Schengen attraverso la presa delle impronte digitali. Secondo il regolamento europeo Dublino II1, i migranti che vogliono chiedere asilo in Europa sono obbligati a fare richiesta nel primo paese in cui arrivano. Informati dai loro amici e familiari dell’aggravarsi della condizione dell’accoglienza in Italia e della situazione economica del Paese, i migranti chiedono di poter presentare la domanda d’asilo in un altro stato, in particolare Norvegia, Svezia o Gran Bretagna.
In Italia i migranti sono consapevoli delle deplorevoli condizioni d’accoglienza, delle scarse possibilità di trovare lavoro, di accedere al sistema educativo e, dunque, della difficoltà di vivere dignitosamente. Provenienti dall’Africa Sub-Sahariana e principalmente dall’Eritrea, queste donne e uomini hanno attraversato il Sudan e la tragedia del deserto prima di arrivare in Libia, dove dilaga il razzismo contro i migranti e dove non c’è alcuna garanzia di tutela dei diritti umani (come riferito dal rapporto di Missione FIDH, Migreurop, e JSFM2).
Non hanno avuto nessun’altra scelta che affrontare il mare per raggiungere l’Europa, affinché gli fosse riconosciuto lo status di rifugiati politici per avere diritti, sicurezza e dignità. Le capacità di accoglienza dei centri italiani sono al momento sature. Sabato 20 luglio nel Centro di primo soccorso e accoglienza di Lampedusa erano rinchiuse circa 950 persone, mentre la capacità ricettiva di questa struttura sarebbe di soli 350 posti.
In mancanza di disposizioni chiare riguardo la durata dei tempi di trattenimento-detenzione
all’interno dei centri d’accoglienza, questi risultano gestiti in maniera totalmente arbitraria e molto spesso i tempi si prolungano indefinitamente. Alcuni di questi migranti, infatti, erano sull’isola da circa tre settimane, in attesa di un trasferimento verso altre strutture sulla terraferma. Sabato la manifestazione è terminata nella piazza antistante la chiesa del paese, dove i migranti hanno officiato un lungo rito religioso all’aperto. Sono stati subito raggiunti dagli organizzatori, dai volontari e dal pubblico del Lampedusa in Festival, oltre che dai rappresentanti delle istituzioni civili e religiose.
I manifestanti hanno parlato a lungo con un rappresentante della polizia che ha chiesto loro di tornare nel centro con la promessa che il giorno successivo sarebbero iniziati i trasferimenti, a cominciare dai nuclei familiari con donne e bambini. I migranti, che hanno richiesto di essere trasferiti tutti insieme, hanno deciso di rimanere a dormire in piazza rinunciando ad acqua e cibo, garantiti solo a condizione che tornassero nel centro. Gli operatori del progetto Praesidium (di cui fanno parte UNHCR, OIM, Croce rossa e Save the children)3 non hanno potuto trovare una soluzione alternativa, poiché la Prefettura, a cui compete la distribuzione del cibo, non ha dato l’autorizzazione. A quel punto le associazioni presenti e alcuni cittadini hanno provveduto a rifornire di acqua e frutta i migranti.
I militanti e le forze dell’ordine sono rimasti tutta la notte nella piazza con i manifestanti. Il giorno seguente, a mezzogiorno, i migranti hanno ripreso a protestare sotto il sole cocente e a digiuno, con un corteo che ha attraversato il centro del paese e il porto per poi ritornare davanti alla chiesa. Lo stesso giorno sono stati trasferiti dall’isola circa 200 persone, mentre ne arrivavano altre 200 intercettate dalla Guardia Costiera al largo delle coste Libiche e trasferite nel centro d’accoglienza di Lampedusa, già sovraccarico. Nel pomeriggio, dopo ulteriori negoziazioni con le autorità locali civili e religiose, i manifestanti hanno deciso di interrompere la protesta e di tornare nel centro, sentendosi rassicurati circa le loro richieste.

L’associazione Askavusa denuncia:

  • Lo stato d’eccezione e l’emergenza permanente come politiche di gestione ordinaria delle migrazioni in Italia.
  • La strumentalizzazione di Lampedusa come vetrina della retorica dell’invasione e dello scontro culturale e la conseguente legittimazione delle politiche repressive e di respingimento4.
  • La speculare retorica su Lampedusa come luogo di sentimentale e indistinta accoglienza, incapace di un’analisi politica del sistema europeo di gestione delle migrazioni.
  • Le politiche europee di esternalizzazione delle frontiere nei paesi del Sud, in particolare l’attuazione del programma EUROSUR.
  • Il paradosso delle politiche di chiusura delle frontiere che, se da un lato generano clandestinità utile a sostenere le fondamenta del sistema economico globale, dall’altro identificano il migrante come responsabile del fallimento di questo modello.

L’associazione Askavusa chiede e ribadisce con forza l’importanza di un dibattito sui seguenti temi:

  • il rispetto dell’equilibrio sociale ed economico della comunità lampedusana e un ripensamento radicale del sistema d’accoglienza che porti alla fine della detenzione dei migranti.
  • la revisione del regolamento europeo Dublino II e del futuro Dublino III, per una vera solidarietà e collaborazione tra gli stati membri al fine di garantire realmente i diritti dei migranti.
  • il ripensamento delle forme di gestione della mobilità di tutti gli esseri umani che garantiscano il rispetto dei diritti e della dignità e libertà personale.



Associazione Askavusa


martedì 16 luglio 2013

Abolire il sistema di DUBLINO! Di nuovo stanno protestando: Oggi circa 30-40 migranti Eritrei protestavano davanti alla chiesa di Lampedusa. Chiedono, come già l'hanno fatto i loro connazionali a Febbraio 2013, di essere trasferiti senza dover dare le loro impronte digitali. Non vogliono restare in Italia poiche' conoscono bene la situazione dei migranti in questo paese. Amici o parenti che hanno sostato nel paese prima di loro hanno parlato di una situazione difficile: dopo la procedura di asilo non c'è lavoro, non c'è casa, non c'è futuro. Hanno ragione. Ormai tanti report parlano delle critiche condizioni in cui vivono i migranti registrati all' ingresso in Italia. Solo a Roma vivono circa 2.000 persone in case occupate, sulla strada e in baracopoli. Dopo il deserto, la violenza in Libia e la pericolosa traversata del Meditterraneo, non gli viene concesso il permesso per andare a trovare amici e parenti già presenti in altri paesi europei. Questo e' una delle conseguenze della Convenzione di Dublino: i migranti sono costretti a fare la richiesta d'asilo nel primo paese Europeo in cui entrano, che e' in questo caso l'Italia. Questo è il cosiddetto sistema DUBLINO - un regolamento disumano che regolarizza le domande dei richiedenti asilo all'interno dell'Euro Zona, rendendo possibile una "spedizione" di persone da un paese all'altro senza prendere in considerazione la loro vita, le loro esigenze. Vite umane alla deriva, il sistema DUBLINO deve essere abolito! Purtroppo la Comunità Europea cerca di limitare sempre più l'accesso di certe persone ad essa. Con DUBLINO III - che è stato appena approvato - entriamo in una nuova fase di metodologie volte a bloccare i migranti lì dove arrivano.

martedì 27 dicembre 2011

Tesseramento Ass. Askavusa 2012

Askavusa 2012, unisciti a noi

L'ultimo recente sbarco di migranti somali ha dimostrato ancora una volta che Lampedusa e' un porto sicuro e pronto a accogliere chi arriva dal mare carico di speranze. Questo e' anche grazie al costante lavoro di persone come Askavusa che si impegnano e fanno campagna di sensibilizzazione sull'argomento migrazione, ma e' anche segno che nell'isola c'e' gente pronta a intervenire.

Se vi chiedete dove eravamo quella sera, beh la risposta e' che Askavusa era a Cala Spugne a seguire i migranti, all'ospedale a tradurre per loro e a Cala Creta con generi di primo soccorso. La nostra presenza e l'aiuto dato, sono stati fondamentale per dimostrato - a chi non ci credeva - come anche la società civile sappia organizzarsi e mobilitare le proprie risorse. Aiutare e proteggere chi e' vulnerabile si puo' ottenere senza detenzione all'interno di centri recintati e custoditi.

Non smetteremo di essere quello che siamo fino a quando nuove politiche e pratiche sull'accoglienza e migrazione non verranno attuate in Italia.
Se vi chiedete dove eravate voi quella sera, la risposta e' accanto a noi. Il vostro contributo ci ha aiutato in tutto questo e oltre...il Museo delle Migrazioni, il Lampedusa in Festival. Per questo chiediamo ancora una volta il vostro supporto attraverso il rinnovo della membership annuale, o l'acquisto del libro “Le rughe sulla frontiera”, meravigliosa collaborazione tra i migliori vignettisti Italiani, Giampiero Caldarella e Askavusa.

Auguri a tutti e grazie ancora per la solidarietà.

Il team di Askavusa

per donazioni, sottoscrizioni e richiesta libro “Le rughe sulla frontiera”
contattateci a
askavusa@gmail.com

numero di carta: 4023600613906975
intestatario Gianluca Vitale (pres. Ass.Askavusa)

http://youtu.be/J33fBmDig-Y

martedì 4 ottobre 2011

Pagine Tunisine

Sono ormai passati piu' di dieci giorni, ma e' ora più' di ieri che ripeto e riguardo quelle immagini di guerriglia urbana e violenza. E' da Tunisi, che parte la digestione di quello che e' accaduto. Faccio domande, ma mi vengono, a mia volta, poste domande. Specialmente dai giovani di Rez02 Luttes, un organizzazione di universitari che in questi giorni ha allestito un incontro internazionale per parlare di resistenza sociale, capitalismo e riorganizzazione dal basso. Come in un racconto dei fratelli Grimm narro quella che e' l'edizione speciale di Capuccetto Rosso ambientata - in questo caso e esclusivamente per loro - a Lampedusa.

L'incendio, la fuga, il corteo verso il porto accompagnato dai canti "libertà', libertà'" e il cordone della polizia che li blocca al lato della pompa di benzina. Ecco ci siamo, come in tutte le favole, anche la nostra e' arrivata al suo punto focale, alla carta di Propp "castello stregato". Snocciolo i passi salienti e le impressioni, perché' la' io c'ero e a dispetto di quello che i media possono avere detto, io ne sapro' sempre di più. Ero li' nel mezzo di quella piazzetta. Ci sono sempre stata, e assieme a quei pochi che si trovavano accanto a me, era chiaro che quello non era un luogo sicuro.
Scende la notte e inutilmente la polizia cerca di convincere il gruppo di Tunisini a spostarsi verso il campo, dove potranno mangiare e essere inseriti nelle liste dei trasferimenti. Sono sempre più determinati a restare li. Hanno smesso di credere alle promesse di trasferimento che hanno sentito ripetere giorno dopo giorno a volte per un numero di giorni superiore al mese. La polizia - preoccupata nel conseguire il suo scopo e allarmata per un ipotetico attacco di Lampedusani - non si e' nemmeno accorta di quanti detriti, bastoni e tubi si trovano sparsi ovunque, come un sottobosco naturale dell'area. I ragazzi ascoltano, Ikbel, una studentessa di legge, scossa la testa, come se già avesse capito che il sospetto della polizia e' in realtà' qualcosa di più serio. Come in una rappresentazione teatrale, la scenografia e' già montata, tutto e' pronto, si aspettano solo gli attori - gladiatori - e il pubblico.
La notte passa senza pane, acqua o coperte e alle prime luci dell'alba i lavori cominciano. I ragazzi Tunisini recuperano vernice, pennello e lenzuola. In poche ore producono tre diversi banners in cui si scusano con Lampedusa, chiedono libertà e invocano l'aiuto dell'Unione Europea. Questo non basta, per lo meno a placare la rabbia del sindaco di Lampedusa che - noncurante della carica ricoperta - fa dichiarazioni di guerra per spaventare e allontanare i migranti. Il sole si alza nel cielo e la colonnina di mercurio lo segue. Aumenta la folla e la tensione tra i Lampedusani - tenuti a distanza dalle numerose forze di polizia in tenute anti sommossa - e i Tunisini che si trovano dislocati tra la pompa di benzina, la piazzetta e il portico del ristorante antistante. E' questione di secondi, appare una bombola di gas tra le mani di uno dei migranti, poi un altra…Nidhal mi guarda con la sua faccia da 23enne "non avrebbero dovuto, gli hanno dato la motivazione per attaccarli e così tutti penseranno che siamo noi - i Tunisini - i violenti…"
La sassaiola parte dalla zona del selciato degli uffici della Siremar, accanto al diving centre. La polizia si lancia sui migranti. Chi e' in piedi riesce a scappare e a sua volta, rispondere alla sassaiola. Chi se la passa peggio sono quelli seduti sul marciapiedi della pompa di benzina o nel portico del ristorante. Tutti gli si scagliano contro e loro, i Tunisini, non possono fare altro che giungere le mani pregando i picchiatori di smettere. Chi si trovava nelle "retroguardia", più' all'interno, sotto alla pensilina della pompa di benzina, salta la transenna e scappa, mentre gli altri le prendono. I sassi continuano a volare da entrambe le parti, aumentano le mazze e le assi portate dai Lampedusani per armare tutti. Si perché' tutti - inclusi i dipendenti di Lampedusa Accoglienza - devono per lo meno uscire da li' avendo sferrato un colpo. Douha si passa le mani giunte sul naso e si tiene la bocca, come se cercasse di bloccare la respirazione che e'aumentata, e riprendere il ritmo normale. Nidhal mi osserva "e tu, tu che facevi?"…"io filmavo, filmavo tra la pioggia di sassi che attraversavano lo spazio di cielo sulla piazza." Si accende una sigaretta "posso vedere il filamto?" "certo."

giovedì 22 settembre 2011

21-22/09/2011

Oggi è uno dei giorni più brutti che io abbia mai vissuto, la speranza di una Lampedusa faro della solidarietà del diritto e dell'umanità si è talmente affievolita che ormai sembra solo una fantasia retorica, quell'umanità che tanto ci aveva fatto sperare e che era stata troppo presto mitizzata era come avevamo detto in altre occasioni "Poca", perché non accompagnata da una coscienza politica e sociale. Oggi a Lampedusa si è compiuto il piano del governo e dell'amministrazione locale, quello che per molti anni non era riuscito, oggi ha avuto compimento, arrivare allo scontro tra Lampedusani e migranti, in questo caso tunisini.
Era da tempo che tutti quelli che dovevano sapere, erano a conoscenza dello stato di degrado e di nervosismo che nel centro di Lampedusa si viveva quotidianamente, molti lo avevano detto, ed era prevedibile che lasciare i ragazzi tunisini in quelle condizioni e in più essendo a conoscenza che i rimpatri erano lo scopo finale della loro attesa, avrebbe causato una grande rivolta, e cosi è stato.
Il problema è sempre lo stesso dall'inizio dell'anno, la mancanza di trasferimenti da Lampedusa al resto d'Italia, anche questo si sapeva, ma tutti facevano finta di niente, tutti facevano finta che la vita del centro fosse tranquilla, l'importante e che i migranti non si vedano per la strada, l'importante e che i turisti non vedano, come oggi ,l’importante è che mostriate le immagini della festa della madonna di Porto Salvo,la Lampedusa bella, la Lampedusa vacanziera, quello che è accaduto è già passato, non bisogna parlarne, questo modo di fare viene da una mentalità mafiosa dell’omertà e del silenzio, ed è il culmine dei comportamenti di un gruppo di persone e di una amministrazione che ha fatto dell’illegalità la propria bandiera, il peggio che nessuna istituzione ha mai arginato questa prassi del malaffare, dell’illecito, anzi sembra essere premiata, lo stato è veramente assente a Lampedusa, c’è un aria da far west da molto tempo, ognuno fa quello che vuole, i più prepotenti minacciano, corrompono e si fanno corrompere. L’unico valore che accomuna una parte di lampedusani che non so quantificare, è la stagione estiva che tradotto significa lo sfruttamento del territorio per fare soldi, ma il mondo e la storia vanno oltre una stagione turistica da salvare, vanno oltre la visione ristretta dei piccoli imprenditori, e quelli che dovevano essere i compagni di una lotta contro le angherie e le violenze che i potenti di tutto il mondo stanno facendo alle masse sono diventati il problema, i nemici da uccidere, da annegare , da buttare in mezzo al rogo , mentre Berlusconi al suo arrivo sull'isola viene acclamato da una folla violenta che impedisce a chi non è d'accordo di manifestare contro la politica del governo, ed anche in queste ore i miei amici, che oggi più che mai voglio chiamare compagni, vengono minacciati da una folla imbestialita, che ha perso ogni direzione "C'è ne pure per quelli di Askavusa se si mettono in mezzo", intanto la Lega ringrazia, il sindaco che dice i tunisini essere tutti delinquenti ha enormi responsabilità per quanto sta accadendo, e ogni persona che sta usando la violenza ha enormi responsabilità. Queste persone sono le stesse che hanno applaudito Crialese e che facevano a gara a complimentarsi dopo la proiezione di Terraferma, sono quelle che applaudono i cantanti che vengono a cantare per la solidarietà durante la manifestazione O scià, sono quelli che fanno a gara per potere ospitare i VIP che invita Baglioni facendo laudi guadagni, Baglioni stesso che viene finanziato da chi sta provocando questo enorme disastro e che dice di fare O scià per sensibilizzare la popolazione rispetto ai temi dell’integrazione dovrebbe condannare chi ha usato la violenza e non premiare chi ha partecipato ai pestaggi rifiutandosi di lavorare con questa gente, perche le canzoni , le parole non valgono a niente se non sono seguite dai fatti, Le persone che dicono buttateli in mare, bruciateli, sono tutti delinquenti magari oggi portavano in spalla la statua della madonna di porto salvo, , io non ho molta fede, ma il fatto che quello che sta accadendo in concomitanza con la festa della patrona dell'isola, che è anche un simbolo di convivenza pacifica mi fa pensare molto. Queste persone che si dice vogliano buttare giù “La porta d’Europa” il monumento di Mimmo Paladino sono più vicini a quegli estremisti islamici che distruggono le opere d’arte in nome di un fanatismo religioso che in realtà è il segno di un ignoranza mostruosa. Quello che mi preoccupa è che nella violenza si possa vedere il modo di risolvere questioni che la politica non ha saputo o voluto affrontare e risolvere, i tunisini si trovano costretti a protestare violentemente perché inascoltati e rinchiusi in condizioni disumane, i lampedusani immaturi cadono nel tranello del governo e aizzati dalle dichiarazioni del sindaco trovano nella violenza non solo una valvola di sfogo ma un metodo per affermare una rabbia da troppo repressa, non per affermare idee, attenzione, perché nella testa di queste persone non credo ci siano idee chiare, ma per affermare una supremazia, un controllo del territorio, ed anche questo è tipico dell’agire mafioso. Dividere l'umanità è quello che i potenti da sempre cercano di attuare, facendo leva sulle paure e l'ignoranza, ed è quello che sta accadendo a Lampedusa, una massa stordita che crede che la risoluzione del problema sia uccidere i Tunisini e non fare arrivare più nessun migrante sull'isola. Da sempre è stato detto che il ruolo di Lampedusa rispetto all'immigrazione deve essere di primo soccorso e accoglienza che più di un numero di migranti Lampedusa non può accogliere, ma questo non è mai stato accolto dal governo, e oggi è il governo ad avere la prima colpa di quello che sta accadendo, dopo il governo vengono tutti quei lampedusani che si sono fatti trascinare in questa pozza di fango. Oggi abbiamo perso tutti, e abbiamo perso molto, Lampedusa che il posto che più amo in assoluto, oggi mi sembra come una casa da abbandonare, come un luogo senza più speranza, come un luogo destinato all'odio e alla violenza, un luogo dove l'egoismo e l'ignoranza hanno avuto la meglio, e questo viene da lontano, il solo fatto di avere un amministrazione con questo sindaco e con una vicesindaco leghista dice tanto, spero che i molti lampedusani che in passato hanno saputo dimostrare solidarietà non vengano travolti da tutta questa cattiveria, che ormai da troppo veniva alimentata. Spero che i ragazzi tunisini possano trovare un posto migliore dove vivere di Lampedusa e dell'Italia.
Non voglio rinunciare alla speranza di un mondo più giusto, non voglio rinunciare alla speranza di un dialogo tra i popoli, tra i più deboli tra gli ultimi, credo in assoluta che il primo sforzo di tutte le persone che hanno una coscienza maggiore sia quello di alimentare il dibattito non solo sull’immigrazione ma su tutto quello che sta accadendo nel mondo, di rimettere la scuola e la conoscenza al centro della vita della collettività, la conoscenza diretta per prima cosa, il dialogo come strumento e come fine il bene comune. Non di un popolo , non di una classe ma dell’umanità

Per questo chiediamo che vengano aboliti i CIE in Italia.
Che venga scritta una nuova legge sull’immigrazione e l’integrazione
Che le società civili europee e nord africane costruiscano una rete diretta per il dialogo e la cooperazione.
Che l’istruzione e la cultura vengano messe ai primi posti nelle agende politiche.

Con enorme sofferenza e speranza . Giacomo Sferlazzo un lampedusano.

mercoledì 31 agosto 2011

Non siamo ciechi

Da alcune settimane a Lampedusa la situazione dei migranti rinchiusi nei centri ed in particolare dei Tunisini si è aggravata, non sappiamo il numero esatto dei migranti che sono nei centri di Lampedusa ma di sicuro si è tornati ad un sovraffollamento e le condizioni di vita sono estreme, il solo fatto di non potere uscire dal centro pone questi uomini in una condizione mentale e fisica molto grave. Temiamo che i centri siano nuovamente diventati dei CIE e che ci sia la volontà come già successo, di rimpatriare i tunisini direttamente da Lampedusa, gli accordi stipulati con la Tunisia prevedono numeri molto bassi di rimpatri mensili, ribadiamo che siamo contro i respingimenti ed i rimpatri forzati perchè non garantiscono i diritti fondamentali di chi scappa da situazioni di pericolo e spesso di tortura dal proprio paese e che per noi non c'è distinzione tra la nazionalità tunisina e altre nazionalità, diciamo chiaramente che c'è un pericolo che si ritorni alla situazione venutasi a creare nei mesi scorsi a Lampedusa e che avvengano rivolte anche violente, specialmente se ci sono rimpatri e questi vengono effettuati nascondendo ai tunisini la destinazione dei loro trasferimenti, è successo che ad alcuni tunisini è stato detto che la loro destinazione di arrivo fosse Roma e poi sono invece stati portati in Tunisia, questi non appena arrivati a destinazione hanno avvisato i loro connazionali di quello che era successo e coloro che si trovavano nel centro di Lampedusa sono giustamente entrati in uno stato di agitazione. Alcuni lampedusani vorrebbero che non si parlasse di quello che sta accadendo pensando che la soluzione sia nascondere tutto e continuare con la stagione estiva, mentre già si prepara al centro di ponente la ex base Loran un CIE più grande che possa contenere molti tunisini, abbiamo l'impressione che la volontà del governo sia di fare di Lampedusa una grossa base militare che funzioni da piattaforma di detenzione ed espulsione per migliaia di giovani che hanno l'unica colpa di cercare in Europa qualcosa di migliore. L'Europa dovrebbe investire nei paesi africani con un etica che non ha mai avuto, cercando di far sviluppare veramente questi paesi e non sfruttandoli e permettendo agli amici dittatori di praticare torture, inoltre è bene ricordare che l'Italia è uno dei maggiori produttori di armi e che spesso queste vengono vendute a questi dittatori, Gheddafi ad esempio è stato armato dall'Italia, il nostro paese inoltre è coinvolto in numerose azioni di guerra in questi paesi. Non possiamo continuare a fare finta di non vedere niente, non vedere le colpe che l'occidente ha nei conflitti in Africa e in medioriente, non possiamo fare finta di non vedere gli affari che l'occidente ha fatto con molti dittatori, non possiamo fare finta di non vedere i respingimenti, le condizioni disumane in cui i migranti sono ridotti all'interno dei CIE, non possiamo fare finta di non vedere le politiche che il governo italiano sta attuando in materia di immigrazione, non possiamo fare finta di non vedere cosa il governo sta realizzando a Lampedusa, un enorme CIE militarizzato. Sull'isola si sta spostando l'attenzione sui danni prodotti dai mezzi d'informazione nei confronti del turismo, non fa niente se l'isola è militarizzata, se uomini vengono rinchiusi e torturati, l'importante e che non si veda niente, a furia di fare finta di non vedere stiamo diventando ciechi, l'unica cosa che qualcuno riesce a vedere è il proprio conto in banca, i propri interessi economici. La cosa tragica è che questo si va a inserire in un progetto più ampio che porterà noi lampedusani ad emigrare, perche se non si contrastano queste politiche disumane si avalla un comportamento dello stato che militarizza ed usa il territorio di Lampedusa come una enorme prigione senza diritti, difendere i diritti dei migranti significa difendere i nostri diritti. La nostra comunità deve fare uno sforzo e fare un ragionamento più ampio e riconoscersi in chi ha negata la libertà di spostarsi, la libertà di avere un lavoro, la libertà di farsi una famiglia, riconoscersi in chi non ha riconosciuta la dignità, i diritti fondamentali, ed è bene che noi lampedusani facciamo questo sforzo perche non esageriamo se diciamo che molto presto ci troveremo noi nella condizione di migrare per trovare una vita migliore, se il governo continuerà con queste politiche e la comunità internazionale non farà un cambio nelle politiche estere ed economiche, Lampedusa diventerà un posto invivibile, chiediamo quale siano le proposte per affrontare quello che sta accadendo, noi oggi abbiamo un enorme responsabilità, siamo testimoni di un enorme ingiustizia, siamo noi stessi vittime di queste ingiustizie, come pensate di reagire, facendo finta di non vedere, impedendo di fare filmati o foto, ammazzarli tutti come qualcuno ha detto quando i migranti sono scappati per fare un bagno, come ?
Anche se nessuno più parlasse di quello che sta accadendo a Lampedusa, pensate che oggi sia un posto dove potere vivere bene ? Si può convivere con tutto questo dolore ? Con tutta questa ingiustizia ?
Noi siamo contro i respingimenti, contro i CIE, pensiamo che l'apertura di un corridoio umanitario dalla Libia sia un primo passo per evitare tutte queste morti che avvengono nel mediterraneo e crediamo che uno sviluppo di Lampedusa non possa prescindere da un cambio delle politiche nazionali sull'immigrazione. Crediamo fortemente che la dignità umana e diritti universali siano valori fondamentali di cui non si può fare a meno. Non fare finta di niente e denunciare ciò che sta accadendo è un nostro dovere.

lunedì 22 agosto 2011

Rimpatri diretti in mare

Ieri pomeriggio, un paio di piccole imbarcazioni provenienti dalla Tunisia vengono soccorse in mare dalla Guardia di Finanza. Classico trasbordo con abbandono dell'imbarcazione Magrebina. Alle 5.30pm la barca della GdF entra nel porto con una trentina di persone a bordo, ma invece di attraccare, si accosta a un imbarcazione della Guardia Costiera, trasborda quattro o cinque persone che richiedono cure mediche, fa manovra e riprende la direzione del mare.
La prima cosa a cui abbiamo pensato, e' stato che la GdF stesse portando il resto del gruppo direttamente a Cala Pisana, dove c'era la Grimaldi attraccata. Sfortunatamente a Cala Pisana non c'era nessuno dei rimanenti membri dell'equipaggio. Dove li avevano portati? Il mistero della motovedetta della GdF e del suo equipaggio e' durato poche ore ed e' la stessa ANSA che ci rivela l'arcano.
Da indiscrezioni , gli uomini della GdF di Lampedusa avevano già l'ordine di consegnare il gruppo all'equipaggio della nave della Marina Militare Italiana - cosa che avevano fatto in passato - che generalmente portava i migranti a Taranto. Ieri era la prima volta – secondo le parole di un uomo della GdF – che l'imbarcazione militare avrebbe consegnato i cittadini Tunisini a una motovedetta del paese magrebino, per rimpatriarli. A quanto pare l'ordine e' arrivato dall' “alto” mentre i finanzieri erano in mare. Solo un "errore comunicativo" li ha riportati nel porto di Lampedusa, dove hanno potuto trasbordare il gruppo di persone che necessitava cure urgenti. Questo slancio di umanità li ha sicuramente esposti - nel bene e nel male - ma soprattutto ha svelato una strategia, quella del rimpatrio a mare, che il governo avrebbe probabilmente preferito mantenere nascosta, se non fosse stato per il l'obbligo di dover prestare soccorso a un piccolo gruppo di esseri umani. Che sia il biglietto da visita con cui tratteranno d'ora in poi tutti quelli che vengono dal Magreb, incluso la Libia, una volta che la situazione si ristabilisse ?

In caso foste curiosi eccovi alcuni links
http://www.ansa.it/web/notizie/collection/rubriche_cronaca/08/21/visualizza_new.html_753632014.html

http://www.lasiciliaweb.it/index.php?id=62590/cronaca/si-getta-in-mare-per-evitare-il-rimpatrio