Perché non meritano di vedere il proprio territorio, le proprie strade, occupate e militarizzate come se le loro giuste e pacifiche rivendicazioni potessero essere affrontate con il manganello e con la divisa.
Voglio andarci perché mi hanno dato una lezione di civiltà, in un Paese in cui sembrano trionfare egoismi, barbarie, violenza e razzismo.
Voglio andarci perché nel freddo di gennaio, mi ha scaldato il cuore il valore civico della protesta dei suoi abitanti. Perché hanno vinto la logica della guerra fra poveri e sono stati solidali, hanno fatto prevalere l’accoglienza e la solidarietà con le donne e gli uomini migranti, stipati in condizioni disumane in un centro che doveva essere di primo soccorso e si è trasformato in una galera.
Voglio andarci, perché è un isola che non merita di vedersi privata del diritto ad essere parte dell’Europa, perché voglio girarla e ritrovare i volti e gli occhi della bella gente che invocava libertà e fratellanza.
Voglio andarci perché Lampedusa non può diventare il più grande carcere del Mediterraneo, vittima sacrificale di governi che non sanno e non hanno saputo mai, pensare ed attuare politiche sull’immigrazione valide e rispettose dei diritti umani.
Voglio andarci perché non voglio essere complice di chi vuole lasciare, ancora una volta, Lampedusa e i lampedusani, da soli, a pagare responsabilità non proprie.
Voglio andarci per impedire che il loro magnifico esempio, venga piegato con il ricatto e la concessione di bisogni di cui dovrebbero godere da sempre, tutte e tutti.
Voglio andarci, forse solo per potere dire a molte e molti di loro “grazie”.
I sottoscritti sono coscienti dell’urgenza della situazione a Lampedusa. Ormai da oltre un mese un migliaio di migranti sono trattenuti in condizioni indegne di una società civile, ignari della sorte loro riservata, su un’isola di appena 22 chilometri quadri nella quale vivono circa sei mila abitanti e dove sono già oggi presenti oltre un migliaio di agenti delle forze dell’ordine.Tutto ciò rende la situazione esplosiva per esclusiva responsabilità del governo italiano.I firmatari sono inoltre perfettamente consapevoli del fatto che il carattere civico, solidale, pacifico, fraterno e largamente condiviso della protesta lampedusana é una cosa preziosissima e molto fragile. La spontanea e straordinaria unità mostrata dai lampedusani nell’opporsi all’istituzione di un Centro di Identificazione ed Espulsione sull’isola e nel rivendicare al contempo i diritti spettanti loro in quanto cittadini italiani rischia di essere schiacciata da una politica sorda ed indifferente ai bisogni delle persone che dovrebbe servire.Il nostro appello è rivolto a quanti non intendono assistere passivamente a ciò che appare un’ennesima dimostrazione di disprezzo non solo dei diritti dei migranti ma anche della volontà dei cittadini di Lampedusa e Linosa di vivere dignitosamente; chiediamo a tutti di mobilitarsi immediatamente a sostegno della protesta tuttora in atto.
Primi firmatari :
- Andrea Camilleri, scrittore
- Roberto Alajmo, scrittore
- Nanni Balestrini, scrittore
- Rita Borsellino, associazione Libera
- Emanuele Crialese, regista
- Dario Fo, uomo di teatro, premio Nobel per la letteratura
- Mads Frese, giornalista danese
- Silvana Gandolfi, scrittrice per ragazzi
- Fabrizio Gatti, scrittore e giornalista
- Massimo Gaudioso, regista
- Margherita Hack, astrofisica
- Wilma Labate, regista
- Carlo Petrini, Fondatore e Presidente di Slow food
- Franca Rame, attrice e autrice di teatro
- Giuliana Sgrena, giornalista
- Paola La Rosa, avvocato, Lampedusana per scelta
- Carmelo Gatani, skipper, Lampedusano per scelta
- Omeyya Seddik, politologo, migrante tunisino
Per sottoscrivere l'appello inviare una mail al seguente indirizzo:
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