appello

Appello a tutti...

Quest'anno il Lampedusa in Festival è arrivato alla sua terza edizione. Con molto entusiasmo stiamo portando avanti questa iniziativa che riteniamo sia importante per Lampedusa, i lampedusani e tutti coloro che amano l'isola. Purtroppo, anche quest'anno, dobbiamo fare i conti con le nostre tante idee e i nostri pochi fondi per realizzarle.

Chiediamo a tutti coloro che credono nel Lampedusa in Festival e nel lavoro che Askavusa sta facendo -rispetto all'immigrazione e al territorio di Lampedusa- di dare un contributo, anche minimo, per permettere al Festival di svolgere quella funzione di confronto e arricchimento culturale che ha avuto nelle passate edizioni.

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giovedì 9 luglio 2009

Black list: dove la libertà religiosa non è ammessa

Il Governo degli Stati Uniti puntuale come ogni anno ha pubblicato la lista nera dei paesi che violano la libertà religiosa. Quest’anno sono 13 gli stati listati a lutto, ma altrettanti sono quelli che non soddisfano le garanzie richieste. La U.S Commission on International Religious Freedom, creata dalla legge sulla libertà religiosa internazionale del 1998, ha bocciato senza appello: il Myanmar, la Corea del Nord, l’Eritrea, l’Iran, l’Iraq, il Pakistan, la Cina, l’Arabia Saudita, il Sudan, il Turkmenistan, l’Uzbekistan, il Vietnam e la Nigeria. Proprio quest’ultimo è stato etichettato dalla commissione come "Paese particolarmente preoccupante" per la violenta espansione della “Legge islamica”, e si aggiunge agli altri 12 dove la libertà di religione viene violata regolarmente e in maniera sempre più grave. Sulla Birmania ha pesato la soppressione nel sangue delle dimostrazioni pacifiche dei monaci buddisti, per la Cina rimane scottante il problema del Tibet, in Arabia numerosi musulmani sciiti rimangono dietro le sbarre a causa del loro credo e le altre minoranze non sono tutelate. Il paese si trincera dietro il fatto di essere la terra sacra dell’islam e si paragona al Vaticano. Ma la commissione ha fatto notare che c’è un enorme differenza tra il piccolo stato cattolico con 800-900 residenti e lo stato saudita con 2-3 milioni di residenti non musulmani.
Buone notizie per il Bangladesh rimosso quest’anno dalla black list. Il Paese musulmano, con una storia di violenze contro le minoranze, specialmente induiste, ha visto le angherie diminuire durante le elezioni di dicembre. Il diritto di professare liberamente il proprio credo religioso è sempre più a rischio anche in Russia e in Turchia. Questi paesi insieme ad altri nove sono borderline, rischiano cioè di entrare nella lista nera, ma per il momento sono dei “sorvegliati speciali”. In Russia, la commissione ha trovato particolarmente criticabile "un nuovo corpo nel ministero della Giustizia con poteri senza precedenti per controllare e monitorare i gruppi religiosi". Il rapporto descrive anche "un incremento delle violazioni della libertà di religione da parte di responsabili governativi, in particolare contro gruppi religiosi "non tradizionali e musulmani". Il problema della Turchia è la sua interpretazione del secolarismo che si traduce "in numerose violazioni delle libertà di religione nei confronti delle minoranze religiose".
Il rapporto critica la sentenza costituzionale contro il velo islamico per le donne nelle università. Oltre a Russia e Turchia, la commissione ha aggiunto alla lista, Laos, Somalia, Tajikistan e Venezuela. Già da tempo figuravano invece l’Afghanistan, la Bielorussia, Cuba ed Egitto, perchè i loro governi o fanno discriminazioni religiose o non sono in grado di contenere le violenze religiose.
Il rapporto copre il periodo che va da Maggio 2008 ad aprile 2009.

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