appello

Appello a tutti...

Quest'anno il Lampedusa in Festival è arrivato alla sua terza edizione. Con molto entusiasmo stiamo portando avanti questa iniziativa che riteniamo sia importante per Lampedusa, i lampedusani e tutti coloro che amano l'isola. Purtroppo, anche quest'anno, dobbiamo fare i conti con le nostre tante idee e i nostri pochi fondi per realizzarle.

Chiediamo a tutti coloro che credono nel Lampedusa in Festival e nel lavoro che Askavusa sta facendo -rispetto all'immigrazione e al territorio di Lampedusa- di dare un contributo, anche minimo, per permettere al Festival di svolgere quella funzione di confronto e arricchimento culturale che ha avuto nelle passate edizioni.

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sabato 7 maggio 2011

Sedici duemilatre


L’aria di mare riannodava in una tiepida matassa il calore ruvido dei sassi nel viale.

Doveva essere estate, pensò, anche se il sole non era certamente come quello di casa, ammise quasi sorridendo.

Laggiù, quando la luce cedeva il passo al buio, per un istante il giorno e la notte parevano contendersi la vita ed ogni cosa aveva una luce così densa da coprire d’oro i tetti di lamiera lungo la via di polvere rossa che portava al villaggio.

Lo aveva sempre saputo che sarebbe stato proprio lui a partire, esattamente come sua madre sapeva, in qualche angolo scuro dei pensieri, che sarebbe stato proprio lui a non ritornare mai più.

Si sorprese ancora una volta. Di sera, il fragore delle onde si faceva rabbioso come un cane alla catena ma lui ormai aveva lasciato per sempre la paura giù al porto, in una scarpa di tela blu sul fondo del barcone.

Nonostante gli sforzi, non riusciva a ricordare se, almeno per un momento, fosse riuscito a vederla.

Forse si era solamente aggrappato all’orizzonte dei suoi occhi, ultima frontiera tra il mare e tutto quell’orrore.

A pensarci bene, no, non l’aveva mai vista, l’Italia. Ora, però, un lembo di quella terra lo abbracciava per sempre mentre si faceva leggero, senza più rabbia e paura, sotto una croce di legno sottile.

Luisa Rescaldina

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