Il ministro Maroni: «Dal 15 maggio sarà operativo l'accordo siglato con i libici e gli sbarchi finiranno»
ROMA — Evitare Lampedusa. Il mare in burrasca non ferma l'arrivo di centinaia di immigrati e il ministero dell'Interno mette in atto il nuovo dispositivo che prevede di «dirottare» a Porto Empedocle i mezzi soccorsi al largo. Chi riesce ad aggirare i controlli e approdare sull'isola siciliana deve essere invece trasferito nella struttura di Isola Capo Rizzuto, trasformata un mese fa in centro di identificazione ed espulsione. Le decisioni, prese in sede riservata durante il comitato per l'ordine e la sicurezza del 12 marzo scorso, sono operative. Alla riunione di una settimana fa presieduta dal ministro dell'Interno Roberto Maroni aveva partecipato anche il comandante generale delle Capitanerie di porto Raimondo Pollastrini. A lui il titolare del Viminale aveva affidato il compito di comunicare le ultime direttive alle motovedette impegnate nel pattugliamento del canale nel tratto che separa l'Italia dalle coste africane.
Ieri Maroni ha ribadito la «certezza che dal 15 maggio, quando sarà operativo l'accordo siglato con i libici, gli sbarchi finiranno». Ma si tratta più che altro di una speranza, non c'è alcuna certezza che le autorità di Tripoli consentano davvero ai poliziotti italiani di partecipare ai controlli di fronte alle loro coste. E dunque si sceglie di percorrere strade alternative, visto che Lampedusa è ormai al collasso. Il flusso di arrivi da record che ha segnato il 2008 non sembra arrestarsi anche nei primi mesi del 2009, così come i naufragi. La decisione di Maroni di trasformare il centro di accoglienza in Cie era stata presa per disporre il rimpatrio direttamente dall'isola siciliana, senza il trasferimento in altre strutture dove gli stranieri devono essere identificati per verificare se abbiano diritto all'asilo. Nelle intenzioni del ministro doveva servire anche da deterrente per chi pensava di fare tappa a Lampedusa, essere portato altrove e poi far perdere le proprie tracce al termine del periodo di permanenza obbligatorio. E invece dalle coste libiche continuano a partire barconi, ma la rivolta dei clandestini scoppiata sull'isola un mese fa e culminata con l'incendio della base ha dimezzato i posti disponibili.
Si cambia, dunque, e si portano gli extracomunitari in Sicilia. Oppure in Calabria. Il decreto firmato il 23 febbraio da Maroni dispone che «parte dell'area demaniale sita nell'ex distaccamento dell'Aeronautica Militare "Sant'Anna" di Isola Capo Rizzuto, in provincia di Crotone, finora usata come centro di prima accoglienza e per chi richiede asilo, sia individuata come centro di identificazione ed espulsione». Nel provvedimento si sottolinea che la modifica si è resa necessaria «perché i Cie funzionanti non sono al momento sufficienti a soddisfare le esigenze e dunque occorre attivare ulteriori strutture». Lo stesso Maroni aveva annunciato più volte la creazione di nuovi Cie nelle regioni dove non ci sono strutture, ma il piano si è fermato per le resistenze degli enti locali e perché gli edifici messi a disposizione dal Demanio sono per lo più fatiscenti e dunque devono essere completamente ristrutturati. I tempi non potranno essere brevi, visto che lo stanziamento dei fondi necessari a compiere i lavori è stato inserito nel ddl sulla sicurezza che non sarà approvato in via definitiva prima di fine maggio.
Fiorenza Sarzanini
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